Questa è una domanda che, praticamente, mi viene fatta ad ogni corso che tengo.

In questa ultima campagna elettorale ho osservato attentamente i politici, di qualsiasi sponda, mentre parlano in pubblico e cercano di convincerci della bontà dei loro programmi.

Sono rimasto colpito dalla maggioranza i quali hanno dimostrato, inconsciamente, l’assoluta inconsapevolezza nel gestire, tra le altre, le braccia e le gambe.

Sono Maurizio Battistelli e sono un formatore professionista, registro AIF n° 891, e uno sport & business coach operante tramite la legge 4/2013, www.mauriziobattistelli.it

Ralph Emerson ci ricorda che “tutti i grandi oratori furono all’inizio pessimi parlatori”, ma in alcuni video mi è sembrato di avere davanti dei tarantolati per come vedevo mani che grattavano in ogni dove, braccia brandeggiate all’aria come pennoni di barche a vela, e gambe che neanche il miglior Ragionier Ugo Fantozzi avrebbe saputo far di meglio.

Eppure è cosa nota che, inconsciamente o consciamente, attraverso il linguaggio del corpo, riusciamo a conoscere l’individuo nella sua interezza ed interiorità, sia che si usino o meno alcuni gesti o che si compiano determinati movimenti. La mimica, in generale, rivela i pensieri e le intuizioni altrui più delle parole.

Quindi i movimenti che facciamo, hanno un impatto decisivo nella nostra presentazione: “Se i nostri gesti sono in contrasto con le parole che pronunciamo, non soltanto il nostro discorso risulta poco convincente, ma anche privo di credibilità.” Questo lo diceva Quintiliano, che fu il primo oratore della storia retribuito per parlare in pubblico. Oscar Wilde rincara la dose con la sua famosa: “non avrai mai una seconda occasione per fare una buona prima impressione”.

Insomma, quando il tuo corpo e la tua voce mandano lo stesso messaggio contenuto nelle tue parole si è realizzata la: “congruenza della comunicazione”.

Capisci, quindi, quando sia importante usare i gesti in modo coerente con le parole.

Alcuni segnali del linguaggio del corpo, vengono comunicati con messaggi o grattamenti di alcune parti del corpo, gesti dovuti a vaso dilatazioni collegate a carichi tensionali che, superando una certa soglia di tolleranza, vengono scaricati agli arti periferici, braccia e gambe appunto.

Un errore tipico che ho visto commettere, è quando parlano, ad esempio, di aspetti legati alla disoccupazione e, nel contempo, si grattano la testa. Lanciano, inavvertitamente, dei segnali “chiarissimi” che confondono gli interlocutori.

Perché?

La frase o il tema espresso, la soluzione alla disoccupazione, crea preoccupazione nell’interlocutore in quanto rappresenta per lui vero e proprio gratta capo.

In pratica, il canale verbale descrive una problematica e la sua possibile soluzione, mentre il linguaggio del corpo dice che in realtà non è a suo agio, che qualcosa non va, che forse non è così sicuro di ciò che sta dicendo. E allora ecco comparire il prurito che induce alla incontrollabile necessità di grattarsi.

Altro problema è quando le mani vengono tenute in tasca o nascoste dietro la schiena.

In tasca poi, non è che sia una bella cosa, potrebbe essere inteso come un segno di disinvoltura, ma non è molto elegante, soprattutto in ambito professionale. In alcune culture, tenere le mani in tasca, è spesso inteso come un segnale di mancanza di rispetto.

Poi ci sono quelli che mettono le mani dietro la schiena. Molto probabile che hanno qualcosa da nascondere oppure può essere inteso come un segnale di nervosismo o di aggressività.

La posizione delle gambe, è una delle aree del corpo a cui si presta minore attenzione e che, invece, rischia seriamente di compromettere l’efficacia della nostra presentazione.

Le gambe sono la parte del corpo più difficile da controllare consciamente nella nostra comunicazione non verbale. Tendiamo a muovere le gambe molto più del normale quando siamo nervosi, stressati o agitati. Il messaggio che stai mandando quando muovi ritmicamente le gambe è chiaro, “sono in ansia e non riesco a stare fermo”. Quindi la cosa migliore che puoi fare e di tenerle più immobili possibile, in molte situazioni.

Ma, tenete sempre presente che, nella comunicazione non verbale, è molto importante contestualizzare i segnali, alla parola, o al concetto espresso, nel momento stesso in cui il gesto è stato inviato. Non sempre incrociare le braccia, o le gambe, può essere interpretato come un segnale di chiusura.

Quindi è giusto capire, è giusto conoscere le regole, ma la comunicazione non verbale non è una scienza esatta e non esiste la cosa giusta o la cosa sbagliata, casomai c’è la cosa più efficace e quella meno. E’ giusto conoscere queste regole, ma poi dobbiamo anche applicarle.

Puoi conoscere tutte le tecniche di comunicazione che vuoi, ma senza il giusto atteggiamento mentale, senza metterle in pratica costantemente, giorno dopo giorno, al fine di ottenere risultati concreti nelle attività per promuovere il proprio successo personale, alla fine, saranno inefficaci.

L’obiettivo iniziale per imparare a comunicare in pubblico è proprio quello di imparare a tenere le mani e i piedi al proprio posto.

Mettiti davanti uno specchio, fai mille prove, chiama il tuo migliore amico/a fagli fare da cavia, ti costerà una cena, ma va bene così, oppure riprenditi con una telecamera. Respira profondamente, rilassati, tieni le braccia morbide lungo i fianchi, divarica leggermente le gambe all’altezza delle spalle, per essere in perfetto equilibrio ed evitare di dondolare come un pendolo.

Esercitarti con costanza fino a che, mani e braccia, piedi e gambe, saranno sotto il tuo controllo: solo così imparerai a rendere sempre più efficace la tua comunicazione non verbale e la tua esposizione in, e al, pubblico.

“Non esistono parole più chiare del linguaggio del corpo, una volta che si è imparato a leggerlo!” frase di Alexander Lowen.

Dale Carnegie, uno dei più importanti oratori dei primi del 900, soleva ripetere che «la miglior maniera per imparare a parlare in pubblico è… parlare in pubblico!»

Buona vita e ad maiora

Maurizio