Da quando, oltre 10 anni fa, ho iniziato ad interessarmi di formazione ci sono state delle frasi, degli aforismi, delle parole, che inevitabilmente hanno influenzato, positivamente, la mia crescita professionale e personale.

C’è stato un periodo, così come per tanti consulenti commerciali, che gli affari andavano scemando ogni anno di più. E la colpa era sempre degli altri: Le offerte delle case mandanti non erano più concorrenziali con il mercato, il telemarketing faticava sempre più a prendere appuntamenti di qualità, fino a che è convenuto chiuderlo, la crisi persistente, il cliente che chiude, quello fallisce, quello che “abbiamo sempre fatto così” …. E io continuavo, testardamente, a fare sempre le stesse identiche cose abitudinarie che avevo imparato negli anni.

Fino a quando mi è capitato di leggere la frase di Warren G. Bennis:

 “Se continui a fare quello che hai sempre fatto, continuerai ad ottenere sempre gli stessi risultati”.

Che significa? significa che devi cambiare le cose che fai, gli atteggiamenti che hai, che i vecchi metodi ormai non funzionano più, che devi fare una scelta, come suggerisce Denis Waitley: accettare le condizioni in cui viviamo o assumersi la responsabilità di cambiarle

Ecco, il mercato sta cambiando e sta continuando a farlo con una velocità pazzesca, aziende che fino a meno di 10 anni fa erano floridissime oggi non esistono più: Blockbuster, Motorola, Nokia, le più famose… sono cambiate le regole dei business e chi non si adegua entra in un vortice di quote di mercato perse, di soldi persi, e si perdono anche la fiducia, l’autostima, la motivazione.

E allora dobbiamo aumentare, ai massimi livelli, la nostra predisposizione al cambiamento, come diceva Charles Darwin.

Oggi al lavoratore, al professionista, moderno è richiesta sempre più agilità e flessibilità. Deve saper navigare tra le diverse realtà sociali, sia online che offline, gestendo la propria identità professionale e mantenendo illesa la propria reputazione.

Posizionamento, visibilità, inventare se stessi ogni giorno, acquisire nuove competenze in linea con i mercati e saperle condividere sulla/nella/in rete: questo è il cambiamento che siamo chiamati ad adottare.

Leggendo, studiando, facendo ricerche, una delle soluzioni possibili, tra le altre, che ho trovato, affinché questo cambiamento avvenga, è stato quello di sviluppare il Personal Brand.

Secondo Wikipedia, il Personal Branding consiste in quel sistema di azioni che dobbiamo mettere in atto per spingere gli altri, aziende, prospect o clienti, a scegliere NOI dal punto di vista professionale, proprio come se volessimo vendere un prodotto/servizio in un tradizionale processo di marketing. NOI siamo il prodotto/servizio da vendere sul mercato.

Nel mondo moderno il bisogno di comunicare noi stessi in maniera efficace e distinguerci dalla massa, è diventata la base indispensabile sia per la crescita sul piano personale sia per il raggiungimento del successo in ambito professionale.

E qui è balzato all’occhio un’altra frase, che è diventata il mio mantra mattutino: «Perché i clienti dovrebbero scegliere proprio me, invece che qualunque altro dei miei concorrenti, piuttosto che non scegliere affatto?».

Ecco, in questa frase c’è tutta l’essenza del significato di Personal Branding. Perché proprio io?

Non c’è voluto molto per capire che, finita la guerra dei prezzi, se vogliamo essere “comprati” da aziende e clienti, dobbiamo saperci vendere, essere appetibili e soprattutto essere un punto di riferimento nel nostro mercato.

Ricordiamoci sempre che il nucleo del Personal Branding non è solo ciò che facciamo professionalmente, ma siamo anche noi, con le nostre caratteristiche e le nostre attitudini individuali. Dobbiamo arrivare ad essere, nel nostro mercato di riferimento, il primo nome, il primo pensiero, nella mente del cliente.

Fino a qualche anno fa nella nostra cassetta degli attrezzi avevamo gli strumenti classici, il biglietto da visita con il numero di cellulare e l’indirizzo e-mail, e la maggior parte delle relazioni si svolgevano faccia a faccia. Oggi la gestione della nostra immagine è più articolata, e la cassetta degli attrezzi deve includere anche la cura del blog, del sito web, dei profili/pagine sulle piazze virtuali dei Social Network come: Facebook, Linkedin, Instagram, Twitter, Pinterest, Google +, e tutti gli altri.

In pratica, creare un Brand del proprio nome non significa diventare una web star, ma garantire al prospect, all’azienda, al cliente, un bagaglio di percezioni positive attorno alla propria persona e alla propria professione.

Oscar Wilde diceva che: “non c’è mai una seconda occasione per fare una buona prima impressione”.

Quindi, per fa sì che il cliente scelga proprio noi, invece che la concorrenza, dobbiamo essere persone competenti, che ispirano fiducia, e che, riprendendo la frase di Kevin Clancy: diano soluzioni ai bisogni attraverso prodotti e/o servizi in modo profittevole per l’azienda/studio professionale.

Visto che sei arrivato a leggere fin qui, ora hai la possibilità di infondere queste percezioni attraverso contenuti, comportamenti e relazioni online, e di trasformare la tua presenza da “passavo di qui per caso” a “indirizzarla scientificamente” per ottenere visibilità, reputazione e occasioni sia nella vita professionale che personale.

Per avere maggiori informazioni sul Personal Branding, vienimi a trovare sul mio sito www.mauriziobattistelli.it

Ad maiora

Maurizio.